Stress e Ansia , cause e conseguenze :
Lo stress della vita quotidiana
Il termine stress indica le modificazioni che avvengono nel
nostro corpo e nel nostro cervello di fronte a stimoli, richieste o pressioni da
parte del mondo esterno. Nella nostra vita quotidiana gli stimoli che inducono
stress sono innumerevoli e variegati.
Nella condizione di stress indotta da qualsiasi stimolo avvengono importanti
modificazioni sia nel corpo che nel cervello. Nello stress aumenta il livello di
quasi tutti gli ormoni (ormoni del surrene, catecolamine, ormoni tiroidei,
prolattina ed altri), aumenta la glicemia e ci sono anche modificazioni a
livello del sistema immunitario. Inoltre, tutti gli organi e i sistemi
dell'organismo modificano la loro funzione. Lo stress può essere una condizione
normale in gran parte delle situazioni della vita quotidiana quando è
relativamente acuto e di breve durata. In questi casi va considerato positivo in
quanto aiuta la persona a reagire in modo efficace allo stimolo.
In alcune condizioni, tuttavia lo stress può essere una delle cause di un
disturbo o di una malattia. Ciò si verifica quando la condizione di stress si
prolunga nel tempo o si aggrava progressivamente perché lo stimolo non può
essere allontanato o eliminato. Questa può essere la causa di molti disturbi
definiti come psicosomatici ma anche una concausa di molte malattie. Ad esempio
le conseguenze dello stress sul sistema immunitario possono favorire
l'insorgenza di malattie infettive, quelle sugli ormoni del corticosurrene
possono peggiorare alcune condizioni allergiche e così via.
La condizione di stress cronico si manifesta anche a livello psichico sotto
forma di sintomi di ansia e di depressione che interferiscono con il normale
funzionamento quotidiano.
Le situazioni di stress possono essere gestite e controllate se vi è
consapevolezza delle loro cause. Quando queste ultime possono essere
identificate si può agire per allontanarle, neutralizzarle o eliminarle. Quando
ciò non è possibile si possono elaborare strategie mentali per gestirle al
meglio, ricorrendo eventualmente ad un aiuto esterno (sostegno del proprio
medico o dello specialista psichiatra).
Modificare i propri ritmi di vita, riorganizzare le proprie abitudini
alimentari, ristrutturare le attività del tempo libero e fare attività fisica
sistematica possono aiutare a meglio gestire le condizioni di stress.
L'ansia e le sue cause
L'ansia è una condizione di paura costante senza che
apparentemente vi sia una condizione di pericolo reale o comunque
identificabile. Quando l'ansia è particolarmente elevata interferisce con i
normali pensieri e con le normali emozioni ostacolando il funzionamento a
livello familiare, sociale, scolastico o lavorativo. In questo caso l'ansia va
considerata un disturbo psichiatrico che richiede un intervento medico. I
sintomi dell'ansia sono una condizione di timore e di preoccupazione
relativamente costante nel tempo, con irrequietezza, affaticabilità,
irritabilità, tensione muscolare, difficoltà di concentrazione, disturbi del
sonno. Questi sintomi psichici si accompagnano quasi sempre a sintomi fisici di
vario tipo. Tra questi i più frequenti sono la cefalea o altre sensazioni di
peso e di confusione alla testa, altre forme dolorose diffuse, disturbi
gastrointestinali (stipsi, diarrea, fastidi digestivi, nausea, etc.), disturbi
circolatori (palpitazioni, dolori toracici), urinari (pollachiuria, fastidi e
dolori). Questi sintomi richiedono comunque un accertamento medico preliminare
approfondito. Un quesito importante è quello del momento in cui chiedere un
intervento medico per una condizione di ansia.
Vanno tenute presenti 3 regole:
1. sintomi dell'ansia devono essere presenti in modo costante da almeno due, tre
settimane
2. essi devono interferire in modo significativo con la normale vita quotidiana
.
3. non vi è una causa apparente o comunque proporzionata che li giustifichi.
Nella cura dell'ansia vanno, se possibile, identificate le sue cause. A volte
l'ansia può dipendere da una condizione di stress di cui il paziente non è
consapevole. Altre volte vi è un problema o un conflitto che è stato
sottovalutato o non affrontato correttamente. Altre volte ancora l'ansia può
dipendere da farmaci prescritti per altre cause o da sostanze voluttuarie
assunte in modo improprio. La terapia dell'ansia è basata sull'eliminazione,
quando possibile, di queste cause con interventi psicologici oppure, quando ciò
non è possibile con farmaci adeguati.
Oggi sono noti i meccanismi chimici che, nel cervello, sono alla base dell'ansia
e i farmaCi possono agire con efficacia su questi meccanismi. I tranquillanti (benzodiazepine)
sono farmaci di pronto e rapido intervento ma altri farmaci (alcuni
antidepressivi) agiscono in modo più efficace a lungo termine. Le predette
sostanze medicinali vanno usate su prescrizione medica.
Il panico e la paura di stare soli
L'ansia può manifestarsi senza segni premonitori sotto forma di un attacco di
panico. L'attacco è caratterizzato da un senso di terrore acuto e violento,
paura di morire, palpitazioni, affanno, tremori, sudorazione, senso di
soffocamento, dolori al torace o all'addome, bisogno disperato di aiuto. Non
tutti questi sintomi sono sempre presenti ma è costante l'angoscia, il terrore e
il timore di perdere il controllo. L'attacco di panico dura in genere pochi
minuti e lascia dietro di sé un profondo senso di malessere e disagio ma
soprattutto la paura che possa ripetersi. Dopo il primo attacco di panico può
seguire un periodo di relativo benessere ma quasi sempre, dopo un certo tempo,
compare un nuovo attacco identico al primo. In molti casi gli attacchi si
ripetono con notevole frequenza.
Quasi sempre, dopo i primi attacchi di panico, si manifesta sempre di più nel
paziente la paura di allontanarsi da solo dai pochi luoghi dove si sente
protetto e sicuro (in genere la propria casa). Per svolgere anche le più normali
attività, deve essere accompagnato da una persona di sua fiducia perché teme che
possa di nuovo ripetersi l'attacco di panico e non può sopportare di trovarsi da
solo in questa circostanza.
Questa condizione si chiama agorafobia. L'agorafobia è un sintomo estremamente
invalidante e può presentarsi con vari livelli di gravità. Alcuni pazienti non
escono mai di casa se non accompagnati, altri hanno un autonomia di movimento da
soli limitata ai luoghi ben noti del proprio quartiere o del proprio paese,
altri sono costretti a non viaggiare più da soli per la paura dell'attacco di
panico incombente, altri ancora devono seguire sempre tragitti prefissati che
diano loro un certo senso di sicurezza.
Molti pazienti che hanno avuto attacchi di panico seguiti da agorafobia, tendono
a non parlare del loro problema e non si rivolgono al medico in quanto non
pensano si tratti di un disturbo psichiatrico curabile. Alcuni farmaci
antidepressivi, che potenziano l'azione della serotonina nel cervello,
permettono di bloccare gli attacchi a tempo indeterminato e di ridurre
l'agorafobia. Poco efficaci a questo scopo sono invece i farmaci ansiolitici.
L'agorafobia risponde meno bene e più lentamente ai farmaci mentre può essere
trattata efficacemente con interventi psicologici (psicoterapia).
Fobia sociale e altre fobie
L'anafobia è una particolare forma d'ansia dove i sintomi si manifestano solo in particolari situazioni o di fronte a stimoli specifici. In un certo senso può essere considerata come una specie di allergia psichica. Ogni persona normale ha qualche tipo di piccola fobia. Queste semplici fobie nella gran parte dei casi non rappresentano un problema psichiatrico in quanto non interferiscono con la vita quotidiana e le normali attività. Tuttavia, quando le fobie sono multiple, tendono a diffondersi anche a stimoli diversi e, soprattutto, interferiscono con l'attività lavorativa e/o familiare devono essere diagnosticate in tempo ed essere curate. La fobia sociale rientra in questo gruppo di disturbi. Nella fobia sociale si manifestano in modo intenso e grave i sintomi psichici (paura, terrore, panico) e fisici (palpitazioni, sud orazione, nausea, disturbi gastrici etc.) ogni volta che una persona si trova in una situazione sociale. Ad esempio parlare in pubblico ma anche, più semplicemente, parlare a persone non conosciute o chiedere informazioni in un ambiente o in una situazione non abituale. Nei casi più gravi la persona gode di una certa tranquillità solo quando è sola o interagisce solo con i familiari o con amici molto intimi. È facile comprendere come la fobia sociale possa rappresentare un grave handicap. In alcune attività di lavoro la fobia sociale può rappresentare un problema tanto grave da costringere il paziente a rinunciare alla propria attività e a limitari a grandemente. Anche la fobia sociale, come l'agorafobia, tende ad essere sottovalutata e comunque a non essere compresa da chi è vicino al paziente e ad essere considerata come semplice timidezza anche se in realtà è un vero e proprio disturbo di interesse medico e psichiatrico. Nella normale timidezza le caratteristiche della fobia sociale possono essere presenti, in forma attenuata, ma sono controllabili. Ciò non si verifica nella fobia sociale dove l'ansia può raggiungere il livello del panico e gli eventi non sono superabili. La fobia sociale, se correttamente diagnosticata, può essere curata efficacemente. Alcuni farmaci possono essere di aiuto ma esistono terapie psicologiche specifiche che possono risolvere o comunque rendere tollerabile il problema.
Ossessioni e compulsioni
Le ossessioni caratterizzano un importante disturbo psichiatrico denominato
Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) che ha una diffusione più ampia di quanto
non si ritenga comunemente e che oggi può essere curato con efficacia. Le
ossessioni sono pensieri, immagini mentali o impulsi che fanno la loro comparsa
nella mente di una persona inserendosi come un elemento estraneo e parassita
interrompendo la normale e regolare continuità del flusso dei pensieri e delle
emozioni. Caratteristica delle ossessioni, oltre alla loro estraneità, è quella
di essere ripetitive, automatiche e assolutamente incontrollabili. Chi soffre di
idee ossessive si rende perfettamente conto del carattere patologico delle sue
ossessioni, tenta di controllarle senza riuscirci e ciò aumenta la sua ansia, il
suo senso di fallimento e spesso la sua disperazione. Alcuni pazienti hanno
pensieri ossessivi come, ad esempio, ripetere la stessa frase continuamente,
altri hanno immagini ricorrenti spiacevoli e totalmente estranee, altri ancora
hanno impulsi a compiere atti incomprensibili o inconfessabili.
Le ossessioni si. accompagnano quasi sempre ad atti e comportamenti anch'essi
estranei, ripetitivi e riconosciuti dal paziente come segno di malattia. Ad
esempio lavaggi senza fine delle mani o di oggetti, controlli ripetuti e
estenuanti di normali atti della vita quotidiana e così via. Questi
comportamenti ossessivi vengono chiamati compulsioni.
Piccoli pensieri ossessivi e modesti comportamenti compulsivi possono essere
normali quando sono saltuari, fugaci e soprattutto controllabili. Diventano una
malattia con necessità di cura quando sono persistenti, continui, assillanti,
invasivi e quando interferiscono pesantemente con la vita del paziente, che
chiede sempre un aiuto medico che lo possa liberare dallo stato di sofferenza.
Le maggiori conoscenze nella patofisiologia del Disturbo Ossessivo Compulsivo
hanno permesso di applicare terapie efficaci. Il trattamento con i farmaci che
potenziano l'attività cerebrale della serotonina è la terapia specifica per il
Disturbo Ossessivo Compulsivo. Questi farmaci sono gli SSRI (Citalopram,
Fluoxetina, Fluvoxamina, Paroxetina, Sertralina) e la Clomipramina. Va ricordato
che la terapia con questi farmaci è efficace solo se le dosi sono piuttosto
elevate e se il trattamento è continuato a lungo (alcuni anni), sotto attento
controllo medico.
L'insonnia
Per capire il problema dell'insonnia, va tenuto presente che la durata
normale del periodo di sonno varia notevolmente in funzione dell'età e anche da
individuo a individuo. Ci sono persone adulte a cui basta un numero inferiore di
ore (ad es. 6 ore), altre che hanno necessità di un numero superiore. Le
insonnie vanno dunque valutate sia in rapporto all'età che alle abitudini di
sonno dei singoli individui.
Il sonno può essere ridotto per difficoltà nell' addormentamento (insonnie
iniziali), per risvegli durante la notte con successiva ripresa del sonno
(insonnie centrali) o per risvegli precoci rispetto alle normali abitudini
(insonnie terminali). Le insonnie più comuni sono quelle iniziali.
Va tenuto presente che, per parlare di insonnia come problema medico, il
disturbo del sonno non deve essere saltuario, occasionai e o legato a fattori
contingenti (ad es. una preoccupazione motivata e transitoria) ma deve essere
persistente e fonte di sensibile sofferenza per il paziente.
Per poter curare l'insonnia è importante conoscere le sue cause. Con maggiore
frequenza essa dipende da una condizione di stress persistente o da un disturbo
d'ansia. In questi casi la terapia è finalizzata a rimuovere le cause dell'ansia
e dello stress o a curarne i sintomi. In altri casi l'insonnia dipende dalla
depressione. Curando la depressione, anche l'insonnia (che è in genere di tipo
terminale) regredisce, parallelamente al miglioramento dei sintomi depressivi.
L'insonnia può accompagnare molte malattie somatiche con conseguenza di una
condizione di sofferenza fisica. In questi casi l'uso di farmaci ipnoinducenti
può essere consigliato. Infine, un disturbo del sonno può essere la conseguenza
di abuso di sostanze come caffè, alcol o farmaci ad azione psicostimolante.
I farmaci utilizzati per indurre il sonno (prevalentemente benzodiazepine)
curano l'insonnia come sintomo ma evidentemente non ne curano le cause. Di
conseguenza vanno usati con cautela, alle dosi minime indispensabili, per
periodi di tempo limitati e sotto controllo medico. Ogni terapia per l'insonnia
va accompagnata da una opportuna igiene del sonno (regolarità dei tempi di
coricamento e di risveglio, controllo dell'alimentazione serale, adattamento del
microclima della stanza dove si dorme etc.).
La depressione e le sue cause
La depressione è un disturbo molto diffuso. Molte condizioni depressive
tuttavia non vengono diagnosticate e, di conseguenza, non sono curate. La
depressione può colpire a tutte le età, ma il sesso femminile e l'età avanzata
sono più a rischio. I disturbi depressivi possono affliggere gli adolescenti e
anche i bambini.
II sintomo più importante è l'abbassamento del tono dell'umore espresso dalla
tristezza, dal pessimismo, dalla perdita della speranza, dai sensi di colpa
immotivati e, spesso da pensieri di morte e di inutilità della vita. Un altro
sintomo importante è la perdita degli interessi e della capacità di provare
piacere per qualunque attività o di fronte a qualunque stimolo (apatia). Anche
la perdita della volontà di agire, di prendere iniziative e di partecipare alla
vita familiare, lavorativa, scolastica e sociale è un altro segno importante di
una condizione depressiva. Ma anche il corpo soffre nella depressione.
L'insonnia terminale (risvegli precoci) o anche l'eccesso di sonno, la perdita
del desiderio sessuale, l'aumento o la riduzione dell'appetito sono i sintomi
più frequenti, ma spesso compaiono sindromi dolorose senza una base fisica che
le giustifichi, disturbi gastrointestinali funzionali e altri disturbi somatici.
Molti quadri depressivi si presentano più gravi al mattino e tendono a
migliorare verso sera.
Le cause della depressione sono molteplici e tendono a sommare i loro effetti.
In molti casi vi è una predisposizione familiare su base genetica, ma gli eventi
di separazione, di perdita e di lutto giocano un ruolo importante, così come le
situazioni di stress cronico.
I farmaci sono l'intervento di prima scelta nella terapia degli episodi
depressivi ma sono utili in tutte le forme depressive. Oggi i farmaci
antidepressivi sono efficaci, ben tollerati, non danno dipendenza ma vanno
proseguiti sotto controllo medico per periodi di tempo adeguati. È importante
sapere quando rivolgersi al medico per la cura di una depressione. Va ricordato
che la tristezza può essere presente in particolari momenti della vita di ogni
persona, soprattutto a seguito di particolari avvenimenti. L'intervento medico e
la cura vanno tuttavia effettuati solo quando queste condizioni o si protraggono
nel tempo, sono un ostacolo allo svolgimento delle funzioni della vita
quotidiana e se sono apparentemente immotivati o poco motivati.
L'umore che cambia e il disturbo bipolare
L'umore di ogni persona può variare da settimana a settimana da giorno a
giorno o anche nell'ambito della stessa giornata in rapporto agli eventi, alle
situazioni, ai pensieri e alle preoccupazioni contingenti.
In alcuni casi le variazioni dell'umore sono eccessive, durano a lungo e si
configurano con un'alternanza di episodi depressivi e di episodi definiti come
maniacali. Nell'episodio depressivo dominano la tristezza, l'apatia, l'abulia,
il rallentamento e la perdita degli interessi. :nell'episodio maniacale la
sintomatologia è lo specchio della depressione e sono presenti euforia, senso di
grandiosità, iperattività, accelerazione del pensiero, ma anche rabbia,
impulsività e, a volte idee di persecuzione.
Nella vita di alcuni pazienti, episodi depressivi e episodi maniacali si
intervallano con varie modalità e con varia frequenza. Tra un episodio e l'altro
vi è in genere normalità e benessere, ma col tempo gli intervalli liberi tendono
a ridursi e il paziente può passare da un episodio all'altro senza soluzione di
continuità. Non sempre gli episodi sono così gravi, ma ci possono essere episodi
attenuati.
Questo disturbo è denominato disturbo bipolare. Il disturbo bipolare, sia nelle
sue forme gravi che nelle sue forme attenuate, ha una predisposizione genetica,
una base biologica cerebrale e deve essere curato farmacologicamente.
Le terapie farmacologiche permettono di curare sia gli episodi depressivi che
gli episodi maniacali. Per la cura degli episodi depressivi si usano i farmaci
antidepressivi, per la cura della mania si usano il Litio, gli stabilizzatori
dell'umore (ad es. carbamazepina e Valproato di sodio) e i farmaci antipsicotici
tipici e atipici. La maggiore importanza è tuttavia a livello della prevenzione
degli episodi con i sali di Litio protratta nel tempo.
La terapia col Litio .non deve essere mai sospesa se non per ordine del medico e
necessita di controlli periodici del Litio nel sangue (litiemia). È quasi sempre
ben tollerata ma è opportuno un controllo ogni 6-12 mesi della funzione renale (creatininemia)
e della funzione tiroidea (T3- T4 TSH). La terapia col Litio o con gli
stabilizzatori dell'umore è utile anche nella prevenzione delle forme attenuate
del disturbo bipolare. Anche in questo caso va protratta a lungo e sotto stretto
controllo medico.
La protesta del corpo nell'ansia e nella depressione
Nelle condizioni di stress, di ansia e di depressione sono sempre presenti
sintomi fisici.
Questi sintomi fisici possono interessare qualunque organo o apparato. Dolori a
varia localizzazione, alterazioni gastrointestinali, tachicardia e palpitazioni,
difficoltà respiratorie, sensazioni di caldo e freddo, difficoltà urinarie o
sessuali, vertigini, senso di mancamento, debolezza, affaticamento e astenia
sono alcuni esempi. Il timore di essere affetto da una malattia porta il
paziente a chiedere aiuto al suo medico o, nei casi acuti, a cercare un ricovero
per accertamenti. Tuttavia, quando tutti gli esami diagnostici e l'esame fisico
del paziente non hanno dato alcun esito, l'evidenza clinica porta
inevitabilmente ad una diagnosi di disturbo d'ansia o di disturbo depressivo.
La spiegazione di questi sintomi fisici sta nel fatto che le emozioni si
accompagnano sempre a modificazioni dell'equilibrio ormonale, chimico e
neurovegetativo del corpo. Nelle emozioni cervello e corpo reagiscono in modo
unitario e coordinato per permettere all'organismo di difendersi meglio dai
mutamenti e dagli stimoli interni. Nei disturbi d'ansia e depressivi vi è uno
stato costante di attivazione delle emozioni che coinvolge sia la mente che il
corpo. Molto spesso i sintomi possono rappresentare uno dei primi segni di una
condizione di ansia o di depressione. Questi segni possono essere visti come una
protesta del corpo di fronte ad un disagio psichico ma anche come un segno di
allarme lanciato dal corpo per mettere in atto un intervento che allontani le
cause del disagio. Il problema è che spesso questi segni di allarme vengono
trascurati, mal interpretati e mal curati. A volte vengono considerati segni di
esaurimento nervoso o di esaurimento psicofisico dimenticando che, in medicina,
queste diagnosi non esistono. Altre volte, vengono attribuite a cause generiche
come la cattiva alimentazione, la vita stressante, le abitudini sregolate senza
che tuttavia venga fatta una corretta diagnosi di disturbo degli spettri ansioso
e depressivo.
L'errata o la mancata diagnosi di questi sintomi somatici comporta molto spesso,
l'assunzione di sostanze assolutamente inutili e, in alcuni casi, dannose.
Le medicine per la depressione
Prima di iniziare qualunque cura per la depressione è essenziale che venga
fatta una diagnosi. Fare una diagnosi significa anzitutto stabilire se ci sono i
criteri minimi per parlare di disturbo depressivo e in secondo luogo inquadrare
il caso clinico in uno specifico tipo di disturbo. Come in tutte le discipline
mediche non è corretto dare una terapia senza una precisa collocazione
diagnostica. I disturbi depressivi possono essere curati con i farmaci, con le
psicoterapie o con entrambi. La scelta del trattamento dipende dalla diagnosi,
dalle cause, dalla gravità, dalle manifestazioni del disturbo e dalla scelta del
paziente. I farmaci sono comunque un ausilio importante nella cura di tutti i
disturbi depressi vi ma vanno assunti sotto stretto controllo medico.
I farmaci antidepressivi agiscono potenziando l'attività di alcuni
neurotrasmettitori cerebrali, che è ridotta nella depressione: serotonina,
noradrenalina, dopamina.
Nel corso della terapia antidepressiva, prescritta dal medico di base o dallo
specialista, il paziente deve tener conto di alcuni punti importanti:
1. Tutti i farmaci antidepressivi, anche i più recenti, possono dare effetti
collaterali indesiderati. Quasi sempre questi effetti sono di scarsa entità e
tendono a ridursi con il progredire della terapia. È quindi opportuno prima di
sospendere la cura consultarsi con il proprio medico.
2. L'azione di tutti i farmaci antidepressivi comincia a manifestarsi 2, 3
settimane dall'inizio della cura. Durante questo periodo iniziale i sintomi
depressivi continuano invariati, poi migliorano progressivamente. Di conseguenza
la terapia non va mai sospesa per presunta inefficacia prima di un mese dal suo
inizio.
3. La remissione dei sintomi di un episodio depressivo si può ottenere dopo 2-6
mesi di terapia ma il trattamento va continuato alle stesse dosi anche in pieno
benessere per altri 3-6 mesi. Successivamente i dosaggi possono essere
progressivamente ridotti nell'arco di altri 3-6 mesi.
4. In alcuni casi è necessario proseguire la terapia, a bassi dosaggi di
mantenimento per lunghi periodi di tempo (anni) per evitare ricadute.
5. Tempi e modi del trattamento, dosaggi e compatibilità con altri farmaci vanno
decisi dal medico. Gli antidepressivi sono potenti ed efficaci ma non si
prestano ad essere manipolati dal paziente.
Le medicine per l'ansia
L'uomo, in tutta la sua storia, ha sempre cercato rimedi per la sua paura,
per i suoi stati di tensione, per la sua angoscia e per le sue preoccupazioni.
L'alcol, primo ansiolitico della storia e tuttora ampiamente usato, ne è
l'esempio principale. L'era scientifica della terapia dell'ansia inizia tuttavia
a metà del secolo scorso quando vengono scoperte le benzodiazepine. Questi
farmaci oggi rappresentano la quasi totalità dei prodotti conosciuti come
ansiolitici, tranquillanti o sedativi. Le benzodiazepine, fin dai loro inizi,
hanno avuto un grande successo per il trattamento dell'ansia. Questo successo è
dovuto alla loro rapidità di azione (fanno effetto dopo circa un'ora
dell'assunzione), alla loro efficacia (riducono in modo significativo l'ansia e
inducono il sonno) e alla loro bassa tossicità (alle dosi abituali non producono
conseguenze negative somatiche).
Col tempo tuttavia, si è visto che l'uso delle benzodiazepine può portare ad
alcuni problemi. Il problema principale è che questi farmaci curano l'ansia a
breve termine ma non agiscono sui meccanismi cerebrali che sono alla base dei
disturbi d'ansia. Di conseguenza tendono ad essere assunte a lungo senza curare
realmente il disturbo. L'assunzione per lunghi periodi di tempo genera una
dipendenza dal farmaco in parte psicologica ma anche fisica. Lo dimostra il
fatto che la loro rapida sospensione induce una temporanea ansia e insonnia che
viene chiamata di 'rimbalzo'. Le benzodiazepine mantengono la loro indicazione
per tutte le condizioni di ansia dovute a cause transitorie (ad esempio una
concomitante malattia somatica, l'attesa di un intervento chirurgico). In questi
casi la loro assunzione per limitati periodi di tempo non comporta problemi di
alcun tipo.
Oggi i disturbi d'ansia, come il disturbo da ansia generalizzata, il disturbo da
panico, la fobia sociale vengono curati con alcuni farmaci usati anche nella
terapia della depressione. Tra questi i più sono quelli che potenziano
l'attività cerebrale della serotonina (SSRI: fluoxetina, fluvoxamina, paroxetina,
sertralina, citalopram, venlafaxina). Questi farmaci hanno dimostrato un effetto
curativo a lungo termine maggiore dei tranquillanti benzodiazepinici. La loro
azione inizia dopo 10-20 giorni dalla loro prima somministrazione e va poi
continuata per un certo tempo anche in condizioni di benessere, sempre sotto
controllo medico.
Parlare per guarire: le psicoterapie
Le psicoterapie sono trattamenti senza impiego di farmaci utilizzati per la
cura di alcuni disturbi psichiatrici, prevalentemente di tipo ansioso o
depressivo.
Le psicoterapie si basano sulla comunicazione, verbale e non verbale, con il
paziente con modalità variabili in rapporto alla tecnica utilizzata. Esiste
infatti un gran numero di psicoterapie, ognuna delle quali si basa su di uno
specifico modello interpretativo dei disturbi psichici e utilizza specifiche
tecniche di intervento. La psicoanalisi e la psicoterapia
cognitivo-comportamentale sono le due tecniche con i più accettati modelli
teorici e con le tecniche più specifiche. A parte queste tecniche specifiche
vengono effettuate spesso psicoterapie definite di appoggio. Questi ultimi
interventi non sono finalizzati alla risoluzione dei problemi ritenuti alla base
del disturbo, ma alla discussione e alla chiarificazione dei problemi attuali
del paziente.
La psicoterapia ha, come la farmacoterapia, indicazioni e controindicazioni e
può essere, come la farmacoterapia efficace, inutile o dannosa. Non si deve
commettere l'errore di pensare che la psicoterapia sia sempre e comunque utile
solo perché si basa sulla comunicazione e non sull'uso di sostanze chimiche. Né
si deve considerare la psicoterapia un trattamento efficace per tutti i disturbi
psichiatrici, a prescindere dalle loro cause, dalle loro caratteristiche e dalla
loro gravità. Per alcuni disturbi la psicoterapia va considerata di prima
scelta, per altri la priorità va data ai farmaci, per altri ancora vanno usate
entrambe le tecniche.
La decisione di indirizzare il paziente verso una psicoterapia è di competenza
dello specialista psichiatra, in funzione della storia, dello stato attuale e
della diagnosi. L'esecuzione del trattamento è di competenza dello specialista
psichiatra o dello psicologo clinico. Prima di consigliare una psicoterapia va
tenuta presente la sua concreta fattibilità, l'interazione con il terapeuta e la
sua necessaria durata nel tempo.
Nei casi in cui è indicata la psicoterapia può avere risultati non ottenibili
con i farmaci. D'altra parte va considerato un errore tentare di curare con la
psicoterapia casi dove i farmaci possono ottenere risultati rapidi e
significativi.